MARIANNINA E IL SEGRETO DELLE SETTE RANOCCHIE

Le illustrazioni del libro 

IL GIARDINO INCANTATO

 

C'era una volta, tanto tempo fa... ma c'è ancora oggi, appena fuori dalle mura della città, lontano dal rumore, un piccolo giardino incantato.

Se riesci ad arrivarci ti sembrerà quasi di essere sospeso tra terra e cielo.

Da lassù si vedono il mare ed i tetti grigi delle case, brillare al sole.

C'è un grande albero fatto ad ombrello dove, a seconda delle stagioni, trovano rifugio i merli, i passeri, o il pettirosso.

C'è una mimosa gialla che fiorisce sul finire dell’inverno, appena si scioglie la neve; il trifoglio verde, un albero di limoni, un albero di arance e tanti vasi di coccio con salvia e rosmarino; odore di mare, infine, e profumo di erbe, fiori e legna bruciata.

Nel trifoglio si nascondono le coccinelle con il manto rosso puntato di nero. Le formichine, in certi mesi dell’anno, salgono in lunghe processioni sulle pietre e sulla terra battuta.

Nei buchi del vecchio muro, si nascondono topolini più piccoli di una noce con il pelo grigio argentato.

Ogni tanto, facendo acrobazie sui cocci di bottiglie, spunta un gatto rosso, grasso e baffuto.

Il vero signore del giardino è tuttavia un vecchio cane da caccia, bianco e marrone, che, ogni mattina, scodinzola e odora nell'aria i profumi dell'erba e della legna bruciata.

Sui davanzali delle finestre, ci sono grandi vasi di geranei rossi dove, alcuni piccoli ragni tessono le loro tele, sottili e leggere come il manto della Fata Turchina.

Sotto le foglie d'un cavolo azzurro, si nascondono le lumachine lente e paurose.

Sporgono le loro antennine e le ritraggono al minimo ostacolo che incontrano sul loro cammino. Una tartaruga, vecchia di mille anni, le sorpassa tutte quante, camminando sulle sue quattro zampe ricoperte da dure squame.

La sua testolina pelata è protesa sempre diritta in avanti sul piccolo collo, pronta a vedere se, sul suo cammino, per caso si trovi uno dei topini più piccoli di una noce.

Vicino ad un pozzo antico, privo ormai d acqua, tra ciuffi d’erba profumata, vive una famiglia intera di ranocchie che fanno sentire il loro 'GRA-GRA' all’ora del tramonto.

Le ranocchie si gonfiano d'aria, respirando e lanciando i loro segreti messaggi alle prime stelle, fino allo spuntare del nuovo giorno.

Quando le foglie dorate e ramate dell'autunno ricoprono la terra ed il pozzo, tutti gli animaletti si infilano alla svelta nei loro buchi e nelle loro tane segrete, dove riordinano le loro cose.

Mettono nei cassetti le loro minuscole scarpette e le loro copertine, cospargendole del polline speciale d'un fiore azzurro che manda un profumo intenso per intere stagioni; spolverano i lettini di legno con le piume perse dagli uccellini nei loro voli; riordinano le dispense piene di granini dì tutti i colori e, cadono infine stanchi morti, per terra.

Quando la neve ricopre ogni cosa con una spessa coltre soffice come zucchero filato il silenzio accompagna il loro sonno.

Proprio allora, tutti i colori dei fiori e dei frutti, i profumi e gli odori si mescolano insieme dentro i semi che le piante hanno fatto scivolare per tempo, sotto terra.

Là, riposano anch'essi in attesa della nuova primavera.

Nel bianco dell'inverno, il solo colore che rimane è quello delle finestrelle dove il giallo miele della luce elettrica, filtra attraverso le tendine azzurre.

In questa stagione, al cane da caccia è permesso vivere in casa, steso sopra una coperta di lana formata da larghi quadrettoni colorati.

Nella casa affacciata sul giardino, vive una grande famiglia con mamma papà, nonna, bisnonno, e quattro fratellini.

La figlia più piccola si chiama Mariannina, ed è piccola, minuta e fragile, come una statuina di porcellana.

Il suo visetto ha la forma di una fragola, con occhi neri che appaiono pungenti come capocchie di spillo, e ha i capelli corti, color della castagna.

Marìannina è curiosa, abile nell'inventare giochi, sicura di sé nell'usare il computer e nel disegnare su grandi fogli, Pierrot dal naso lungo e marinai col berretto messo di traverso.

La cosa che, comunque, maggiormente ama fare, è ascoltare la nonna mentre ripete all'infinito, fiabe antiche, mai scritte in alcun libro al mondo.

La voce della nonna scorre via, lenta come l'acqua di un fiume, e, ogni tanto, gorgoglia in una risata, o si ferma, sciogliendosi in un silenzio, pieno soltanto del tintinnio del cucchiaino, rimescolato nella sua tazza del tè.

 

 

 

LA NOTTE DELLA LUNA PIENA

 

Quando ritorna la bella stagione, nel giardino incantato, viene la notte della luna piena.

Al crepuscolo, il sole comincia a fare scherzi e capricci.

Dapprima, si trasforma in una grande zucca, che spalanca la bocca e sbatte gli occhi.

Un forte vento si solleva, postando le nubi dal mare verso la collina.

La grande zucca si muove: appare e scompare facendo l'occhiolino.

Tutto è fermo come fosse di pietra.

- "Guarda la lunaaaa.... " - si sente sussurrare dal coro degli alberi: - 'Guarda la luna che tinge d'argentoooo... "-

Gli animaletti spuntano dalle loro tane, e si mettono a parlare: "Vuoi tu, luna, che raccontiamo agli uomini i tuoi mille segreti?".

La luna risponde: "In questo giardino, un solo segreto sarà svelato, e solo a Mariannina”.

Nel giardino incantato a quel punto ognuno pensa d'essere il più bravo di tutti a raccontare il segreto, e inizia una discussione furibonda, tra tutti gli animali, riuniti in cerchio.

La luna si inquieta, perdendo per un momento la sua placida calma, e urla: - "Se non vi mettete tranquilli, trasformerò anche voi in statue immobili, tutte d'argento, per mille lune e per mille anni!

Siete sciocchi e presuntuosi tutti quanti! Non sapete che i segreti non si rivelano, ma si aprono, come scrigni, a chi li sa cercare!

Voi dovete, soltanto aiutare Mariannina a scoprire da sola, il segreto della casa.

Avete capito?" -

Mentre tutti gli altri animaletti restano a borbottare tra di loro, le ranocchie stanno, mute, a pensare, con gli occhioni grandi e sporgenti, fissi sul fascio di luce d'argento che sta scendendo sulla terra.

Intanto, Mariannina dorme nel suo lettino, e sogna barche a vela che danzano sul mare, con i loro fazzoletti bianchi, stesi verso l'orizzonte. E, oltre l'orizzonte, le barche giungono in un'isola deserta dove fioriscono enormi fiori, gialli e rosa, grandi come un uomo.

Mariannina diventa in sogno, piccina piccina, tanto piccina da poter scivolare nella tasca di uno dei marinai.

Nell'isola può esplorare tutto quanto, salire sulle colline, sdraiarsi nelle piccoIe radure erbose, e parlare con i leoni; fermarsi a chiamare, sugli scogli, i gabbiani, prenderli per le ali, e volare sull'oceano.

Un brutto giorno, Mariannina si accorge che i marinai non sono poi così buoni, come li aveva immaginati.

Ognuno vuole arrivare, per primo, a trovare il tesoro nascosto nell'isola, ed è pronto a dare sonore bastonare agli altri, pur di arrivare allo scopo.

In un pomeriggio in cui si trova tranquilla a passeggio, nella tasca di uno di loro Mariannina sente affondare una mano rugosa e forte, che fruga nervosamente; il suo cuoricino si mette a battere furiosamente, e si sveglia nel suo lettino piangendo.

Pensa: ''Quali brutti marinai ho visto in sogno! Ero nella tasca di uno di loro, e, per quanti sforzi facessi, non riuscivo a fuggire!"

Si mette a sedere sul suo lettino e si lascia cullare dal ronzio della mosca che, nel silenzio della casa, sembra perforare l'aria.

Non si decide però quella mattina, a mettere i piedini fuori dalle lenzuola.

Posa lo sguardo sulle sue scarpine rosse, e le osserva intensamente.

- “Indossa le scarpette e corri a giocare!" - le fischia il merlo, nero come la pece.

- "La luna piena se n'è andata. Durante il plenilunio del prossimo mese, per te, ci saranno sorprese!".

 

 

 

I RACCONTI DEL MERLO

 

Per ingannare l'attesa della nuova luna piena, il merlo nero, ogni giorno, scende da un ramo dell'albero fatto a ombrello, si accoccola nelle manine della bimba, raccolte come una coppa da macedonia e racconta qualcosa di quella che era stata, cento e cento anni prima, la vita del piccolo gruzzolo di case, raccolte dietro il giardino incantato, dietro la casa di Mariannina.

Una mattina, si decide a raccontare anche la sua storia.

- “Ascolta Mariannina, - dice il merlo - in una mattina luminosa, densa dello strepitio di mille cicale, ho fatto l'incontro che ha cambiato la mia vita; ho conosciuto Zippa, la merla tutta blu... " -

Zippa aveva abitato infatti, sino ad allora, sopra un albero, chiamato leccio, e aveva trascorso rutto il suo tempo a spiare, da lontano, i voli che il merlo, nero come la pece, faceva tra l’albero fatto ad ombrello, e la grondaia del tetto.

Il merlo era, allora, un merlo grigio, con poche penne, impaurito persino dell’ombra delle sue ali, proiettata sui muri rosa della casa.

Viveva del ricordo triste di quando era stato fatto prigioniero, legato con una cordicella stretta intorno ad una zampina, da una tremenda banda di ragazzini scapestrati sempre in cerca di brutte avventure.

I ragazzini l'avevan poi liberato, ma il merlo non aveva avuto più nessuna voglia di cantare a perdifiato e rotolarsi nell'aria sopra l’arcobaleno, quasi sino a toccare l'orlo delle nuvole come aveva sempre fatto, da quando era nato.

La merla era sempre stata di colore blu, mentre le altre merle, normalmente, hanno le penne marroni con piume bianche sul petto.

Mettendo in mostra il suo bel colore aveva fatto tanti voli intorno al merlo, quando, sul far della sera, i pipistrelli sembravano impazzire con i loro voli a zig-zag, e le ranocchie gracidavano a perdifiato.

Con il suo colore blu, non si confondeva, ora, tra la corteccia dell’albero e i rami, ma mostrava le sue piume lucenti, e cantava, per ore, senza stancarsi.

Il suo canto e la lucentezza delle sue piume, misero allegria al merlo che diventò nero, e volò, felice e contento, insieme alla merla, spingendosi ad esplorare la macchia d'argento dell’uliveto che arrivava a toccare quasi il mare.

Quando il merlo termina il racconto, Mariannina gli sorride, pensando alla notte di Luna Piena ormai vicina.

Tra il cielo e la terra, ci sono tante nuvole che cambiano spesso colore.

A tratti sembrano pecore, poi cavalli in corsa, poi, nuovamente, pecore...

Il merlo le dice: - "Vedrai, Mariannina, al momento buono, metteremo in fuga tutte le pecore-nuvole!"-

- "Prenderemo una grossa corda, la legheremo intorno al loro collo e le trascineremo lontano da questo luogo. Così facendo, tu potrai finalmente vedere la luna piena!"- - “Dovrai, però, essere molto attenta, e pronta ad ascoltare tutto, proprio come facevano tanti anni fa, i miei amici della casetta delle olive, mentre zia Giulia raccontava".

"Chi era zia Giulia, e dov’era la casetta delle olive?" - chiede Mariannina al merlo.

- "Sopra una montagnola di sassi, verdi di muschio, stava arrampicata una casetta che un tempo era stata un vecchio deposito di olive - inizia a raccontare il merlo. - In quella casetta, abitava la zia Giulia, grassa, e rotonda come un pomodoro.

Nella grande cucina puliva in continuazione le pentole e i mestoloni di rame, fino a farli brillare come specchi.

E appunto, in uno di questi mestoloni si specchiava, alla luce dell'alba e rideva, chiamando a sé gli altri abitanti della casa: un gatto, un cane e un topo... Proprio così! Questi tre animali, di solito tra loro grandi nemici, nella casetta delle olive, convivevano come grandi amici. Alla sera, la zia Giulia scioglieva la sua treccia di capelli bianchi, intrecciava le dita, accendeva la candela che metteva sopra il tavolo, e raccontava storie sempre nuove, il cui finale, sorprendente, svelava solo al risveglio, con lo spuntare del nuovo giorno.

Per primo ascoltava il cane, che le raccontava al gatto, il quale, da ultimo, le ripeteva al topo.

I tre animali avevano imparato ad ascoltare attentamente, e, così come distinguevano ogni più piccolo rumore della casa, dallo sciacquio delle pentole nell'acquaio, allo scricchiolio del vecchio legno dell'armadio, così, sapevano distinguere la musica di ogni parola." -

Il merlo nero come la pece, terminato il racconto, saluta Mariannina e le dà appuntamento per la sera successiva.

 

 

Continua...

 

 

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Maria Grazia Corradi - Mariannina e il segreto delle sette ranocchie

Il merlo nero come la pece, terminato il racconto, saluta Mariannina e le dà appuntamento per la sera successiva.

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